massì, che vuoi che sia, in fondo è solo il titolo.
se è einaudi, non mettono gli accenti chiusi al posto degli aperti, sulla o, la i e la u? - Cesare Pyno Gattini
ma forse ho bevuto - Cesare Pyno Gattini
hanno digitato il titolo con l'aifòn... - cartaphilus
sì, è l'uso einaudi. vabbe'. volevo solo far vedere che è già sulla scrivania (forse avrei dovuto fotografare la scrivania) - bgeorg
Sì, è un vezzo di Einaudi. Ammetto che non mi dà nemmeno fastidio, guarda. Mi dà molto più fastidio che ultimamente curino pochissimo i libri e li mandino fuori pieni di refusi. - Valentina Quepasa
hai postato per obiettare qualcosa sul titolo, per far vedere che ce l'avevi (ma allora non capisco il riferimento al titolo), o? - miic
Dicevamo poco fa in pausa caffè come un tempo l'ambizione fosse "facciamo le cose al meglio", ora l'ambizione è "facciamole". - AdRiX
(ma è un romanzo o un saggio? io vorrei un altro romanzone bruttone lungo 600 pagine e pieno di personaggi odiosi, grazie) - Cesare Pyno Gattini
miic, einaudi mette gli accenti sbagliati apposta, è un vezzo. in un titolo a me fanno venire male ai denti e li percuoterei con un vocabolario. poi volevo far vedere che ce l'ho già ovviamente. (cesare, sono brevi saggi, credo una specie di continuazione di "Come stare soli") - bgeorg
io me ne sono accorto su Open. detestabile - stark
Ma io non la sapevo, 'sta cosa degli Einaudi. Ma fanno così anche nel testo vero e proprio? Ora vado a vedere, non mi pare mica possibile. - ubu
anch'io quando ho visto l'accento acuto ho pensato subito "einaudi", poi ho notato anche che "più lontano ancora" in italiano si direbbe "ancora più lontano". - vic
vic, dai, esistono anche le licenze poetiche, eh - Valentina Quepasa
in italiano non ci sono accenti chiusi sulla o a fine parola :-) - .mau.
lo fanno anche nel testo. e scrivono "ventitre" - Cesare Pyno Gattini
(infatti, la o non c'entra) - Valentina Quepasa
scrivere *ventitre grida vendetta al cospetto del dio dell'ortografia - .mau.
Io me ne sono accorta tempo fa, leggendo non ricordo quale libro. Avevo questo senso di fastidio agli occhi che non capivo, poi ho capito e mi son detta "porcatroia, possibile che Einaudi scazzi così?". Ma scusate, che vezzo sarebbe poi? Che divertimento, mazzolare la lingua italiana :\ - olivia
ah ecco, mi sembrava un tema già affrontato (tra l'altro dal punto di vista strettamente ortoepico - si dice? - avrebbero ragione loro, visto che ù e ì sono suoni necessariamente stretti. ma è appunto un vezzo del cazzo) - miic
Oddio hai detto ortoepico e adesso mi sento tutto un frisson. - ubu
la licenza poetica se la prende il poeta, non il traduttore partendo da "farther away" - vic
vic, il traduttore non c'entra niente con la scelta del titolo italiano, è l'ufficio marketing che decide. e poi non mi sembra che lo spostamento di "ancora" faccia tutta questa violenza alla lingua italiana - Valentina Quepasa
@Olivia: Einaudi usa il segnaccento per indicare se la parola accentata ha l'accento acuto oppure quello grave. (Se per quello, ci ho scritto una tesi di laurea così...) - .mau.
diciamo il traduttore del titolo, senza specificare se coincide con quello del libro. comunque brutto è brutto, secondo me, poi l'orecchio di ciascuno may vary. - vic
ventitré senz'accento fa schifo, ma sugli accenti chiusi hanno ragione loro, non c'è una ragione al mondo per cui la i e la u vadano accentate gravi, come cazzo le apri? - Vergine Chiacchierata
(ah ecco l'aveva già detto miic) comunque la traduttrice è la solita cagna? c'è l'errore che c'era nell'anticipazione di repubblica? - Vergine Chiacchierata
Gli accenti acuti sulla i e la u erano piuttosto diffusi fino a qualche tempo fa, poi quasi tutti si sono resi conto che era una stupidaggine, perché l'unica funzione degli accenti è diacritica, quindi "è" non vuol dire "e aperta", ma vuol dire "versione aperta della 'e'". Allo stesso modo, le vocali singole (a i u) vengono convenzionalmente – e logicamente – accentate in un modo solo (à ì ù), quello più comune. - Giovanni Fontana
Il giorno che potrò dire al marketing: «Tieni, trovami il titolo di queste 70 novità» offro una cena a tutto FF. E mangio pure io. - Catriona Potts
la traduttrice è silvia pareschi. non ho letto l'anticipazione di repubblica. per bloccare sul nascere il mio stesso elettrizzante flame mi preme testimoniare che la consuetudine dell'accento grave ù ì si giustifica ampiamente con l'assenza dei rispettivi acuti nelle tastiere dei pc, raggiungibili solo con scomodissimi artifizi. il reale è razionale, gente. - bgeorg
ma nessuno usa più il pc, usano tutti l'aifò e accentano a cazzo. cat, ricordati che il marketing ha venduto miglioni di sfumature, solo il marketing, sempre il marketing. ah, ovviamente quello italiano. (su repubblica c'era una cosa tipo «un scrittore») - Vergine Chiacchierata
E, Giorgio, il motivo per il quale sulla tastiera ci sono solo quelli gravi (e non quelli acuti, occuperebbero comunque un tasto) è esattamente quello scritto sopra: che gli accenti acuti su "i" e "u" non hanno senso. - Giovanni Fontana
giovanni, sì, ho chiaro il fatto che i pc sono stati inventati dopo l'ortografia. era una battuta. dichiaro chiuso il tred. - bgeorg
piantagioni di limoni. - Vergine Chiacchierata
@bg il razionale è reale, non il contrario (chiedi a Cantor ;-)) [ok ok ok treadhtds chiuso] - AdRiX
Giovanni, pacatamente, è il contrario di quello che dici. - Leonardo Blogspot
Daje! Pacatamentiamo, non aspetto altro! - Giovanni Fontana
ora possiamo fare quella parte che la società occidentale è logocentrica tanto quanto è fallocentrica e che -dunque- l'orale che precede lo scritto è una balla di quel reazionario di saussure? - diegodatorino
Chiediamolo al marketing. - Catriona Potts
offro la cena a catriona. - diegodatorino
oggi lovvo catriona più che mai. - Vergine Chiacchierata
"secondo i nostri studi, gli accenti e le doppie consonanti rappresentano un ostacolo alla lettura per il 7% del nostro target." - chamberlainn
possiamo dire che i segnaccenti sono una CONVENZIONE (idiota IMNHO), e averli tutti acuti in spagnolo o quasi tutti gravi in italiano non significa nulla? - .mau.
son tutte idiote le convenzioni che siam troppo capre per rispettare. - Vergine Chiacchierata
.mau., tutto ciò che è lingua è convenzione, ma é e è suonano diverse (e anche ò e quell'altra che nemmeno so come si scrive, pensa). Il problema è che si tratta di una convenzione che non studiamo a scuola, e quindi abbiamo una certa difficoltà ad accettarla. Il fatto che l'uso italiano (Einaudi a parte) preveda due accenti gravi su due vocali acute (i e u) ci rende ancora più difficile identificare gli accenti per quelli che sono. Se avessimo una convenzione più razionale, ogni volta che vedremmo un accento grave sapremmo come pronunciarlo, esattamente come quando vediamo una lettera: ci sentiremmo molto più a nostro agio con la stessa lingua e la pronunceremmo meglio, ma non è andata così. - Leonardo Blogspot
Davvero da Einaudi è l'ufficio mkt che decide i titoli? - Eschaton
ogni volta che vedremmo? - vic
«ogni volta che vedessimo», però. - Vergine Chiacchierata
(che poi, che v'avrà fatto l'indicativo, porello) - Vergine Chiacchierata
Non vorrei aprire questo fronte, ma c'è già una protasi ("avessimo"), non ce ne possono stare due: vedremmo è una temporale che dipende dall'apodosi, secondo me va col condizionale; ma se avete informazioni diverse condividetele pure. - Leonardo Blogspot
sei ubriaco. - Vergine Chiacchierata
Mau, certo: ma ci sono convenzioni più sensate, e convenzioni meno sensate. Di questo discutiamo. Leonardo, non ho capito in che punto quello che dici si differenzia da quello che ho detto io. Appunto perché la "é" si scrive così dato che ha un suono diverso da "è", non ha senso scrivere le "ì" tutte acute e le "à" tutte gravi. Scrivere "ú" acuto e "à" grave sottointenderebbe l'esistenza di una "ù" più grave, oppure di una "á" più acuta. - Giovanni Fontana
La a è la vocale più aperta che c'è; la i e la u sono le più chiuse. Sarebbe bello che tutti gli italoparlanti sapessero identificare l'accento grave come quello aperto, e l'acuto come quello chiuso. Ci renderebbe le cose più semplici, secondo me. Invece per la maggior parte di chi legge (e scrive, temo) sono soltanto segni diacritici, senza un valore fonetico. Vivendo in una regione dove "perché" si pronuncia serenamente "perchè" tendo a considerare la cosa un problema. - Leonardo Blogspot
@leo: infatti per me è una convenzione idiota usare lo stesso tipo di segnaccento. Resta il fatto che è una convenzione. Che poi io non riesco a distinguere la è dalla é, le scrivo giuste solo perché ho imparato a memoria quando usare un segnaccento e quando l'altro: e questo anche se le si scrive diverse. - .mau.
Ad ogni modo per me scrivere àèìòù e áéíóúý costa esattamente la stessa fatica, poco meno di quella per äëïöüÿ. - .mau.
Comunque a intestardirsi in Einaudi credo fu Pavese, e credo di averlo letto in un libro della Ginzburg ma non mi ricordo più. - Leonardo Blogspot
ma davvero quando andavate a scuola qualcuno vi una insegnato a scirvere gli è o é al posto di e' - bic aka nanomelmoso
Io al marketing non gli farei scegliere neanche il nome del criceto del mio vicino di casa. Poi un giorno quando avrò tempo leggerò il vostro saggio: "Di cosa si occupa esattamente il marketing nel mio piccolo mondo" - Manu
(io a orecchio andrei sull'indicativo: "se fossi una persona meno umida, ogni volta che piove prenderei l'ombrello") - vic
(Eh, vic, l'indicativo è ok, ma lo stesso orecchio cosa ti dice su "ogni volta che piovesse"?) - Leonardo Blogspot
il francese non perdona. - Maya de Rorschach
e comunque mi spiace si siano lasciati, franzen e l'ex moglie, dico. - diegodatorino