sempre in tema di parolacce: dall'altro thread (http://friendfeed.com/frenfig...) emerge empiricamente che la parolaccia del bambino in famiglia era più o meno severamente proibita fino agli anni '70 - '80 mentre oggi si è più permissivi. Secondo voi perché? Domanda più ambiziosa: possiamo dire che l'abbandono della parolaccia come tabù è un segno di progresso?
e per converso: se così fosse, uno dei segni distintivi di una società arretrata potrebbe essere l'assenza di turpiloquio?
- naltro
(full disclosure: potrei usare le considerazioni di questo thread per un raccontino parallelo della mossa del tapiro)
- naltro
qua é ancora severamente proibita, per esempio :)
- M.
ti seguo e non ti seguo :-)
- miki - zuck suca
in casa tua o in trentino?
- naltro
penso che, a forza di usarle, certe parolacce diventano meno "trasgressive" e di uso comune, semplicemente. la mia maestra elementare si scandalizzava per l'uso della parola "casino", oggi penso nessuno
- van der Baarft
io mi ricordo anche che raccomandavano di non dire "fa schifo" ma "fa ribrezzo"
- astry
la mia non tollerava l'utilizzo di "arrabbiarsi". Voleva "adirarsi"
- Massimo Morelli
naltro, a casa mia :) (ma anche a casa della maggior parte dei vicini/conoscenti, va detto. Abitiamo in paese, quindi sono tutti un po' alla vecchia...)
- M.
Vanderbaarft, ma a giudicare da quanto leggo e anche dalle esperienze dei miei amici siamo ben oltre lo sdoganamento di "casino"
- naltro
la parolaccia, in se, non mi piace, utilizzata nel giusto contesto e senza abusarne, può essere divertente.
- wolly
qua abbiamo severamente ripreso la bimba per uno "stupido", e mal tolleriamo anche "brutto" (e infatti la furba invece di dire "brutto" dice "blu", ma quello glielo lasciamo passare, perché in qualche modo deve pur sfogarsi...)
- M.
ma non è che fosse proibita... più facilmente non si sentivano dire e dunque non si riproducevano, almeno per quanto mi riguarda
- misiconfà
PS: l'imbarbarimento del linguaggio, personalmente, lo vedo come un regredire, non un progredire.
- wolly
come wolly e soprattutto non raggiunge gli effetti sperati piuttosto è un palliativo che deconcentra dalle finalità intrinseche del proferimento della parolaccia stessa
- misiconfà
e poi io le trovo troppo intime per essere usate con tanta disinvoltura, quella odierna
- misiconfà
wolly, però, e qui viro sulla mia esperienza personale, quando avevo sui 12-13 anni non è che le parolacce non si usassero, anzi, con i miei amici era un continuo. La differenza era che non le dicevamo in casa, ma il nostro linguaggio personale non si imbarbarito, anzi ora ne diciamo molte meno di allora.
- naltro
Qui si aspetta il raccontino parallelo, che forse potrebbe gettare un po' di luce su cosa intendi per "progresso"
- miki - zuck suca
Mod, le dicevano anche a casa?
- naltro
Comunque non volevo dire che il fatto che si dicano più parolacce sia un progresso di per sé. Mi chiedevo invece se, partendo dall'assunto (contestabile, mi rendo conto) che la società sia progredita, ci possa essere una correlazione tra progresso della società e "guinzaglio più largo" nei confronti delle parolacce. Altrimenti detto: man mano che la società avanza, ci si libera dai tabù del passato e quindi anche da quello delle parolacce?
- naltro
Quanto al raccontino: Miki, ricorderai che a un certo punto sphera sollevò il problema del linguaggio dei nostri indigeni, notando appunto come fosse privo di parolacce. È così è rimasto anche nell'edizione definitiva.
Stavo quindi pensando a un racconto in cui uno dei bambini a un certo punto dice una parolaccia, viene sentito da uno degli anziani del villaggio che, quasi controvoglia, dice "è di nuovo il tempo" e porta lui e i coetanei a una specie di rito di iniziazione, una cerimonia durante la quale costringono i bambini a urlare parolacce a ripetizione, per ore e ore, fino allo sfinimento, con lo scopo di fargliele detestare, tipo quando fai indigestione di un certo cibo e di conseguenza non lo mangi più.
- naltro
:-) Mi ricordo di averci pensato a questa cosa delle parolacce, non ricordo una vera e propria discussione (forse, semplicemente, non è stata accesa come altre). Ovviamente nei vari dizionari Tupi non c'è traccia di parolacce e quindi "da qui" non abbiamo modo di sapere se nei linguaggi dei nativi esista qualche forma di torpiloquio o meno (potresti chiedere su Quora :-). Mi piaceva anche l'idea degli indigeni "puri" che non hanno sviluppato parolacce perché non ne hanno mai avuto nessuna necessità. Ma forse qualche situazione da parolaccia c'è anche nella foresta, chissà (quando ti scappa il formichiere al quale hai fatto la punta per due giorni, tipo).
- miki - zuck suca
io le dico e mio figlio mi sgrida, ultimamente applica anche una multa di 5 euro e ha la comprensione di un ausiliario del traffico milanese
- Shannafra
shanna, lol
- naltro
chissà se nella stele di rosetta ci sono le parolacce. O tra i geroglifici sugli obelischi egizi
- naltro
"Il nipote del faraone è sempre stato un po' una testa di cazzo, per questo l'abbiamo mandato a mondare il riso assieme a quei deficienti dei suoi amici" forse Haukr ci può dire qualcosa.
- miki - zuck suca
ma l'idea del raccontino come la vedi/vedete? E' completamente assurda o ci potrebbe stare?
- naltro
No, mi piace molto. Assomiglia, devo dire, a una cosa che facevo io con A. e i suoi amici quando erano piccoli, lo chiamavamo "il minuto delle parolacce" e i bambini (fino agli 8 anni, direi) lo adoravano. A patto che non si comportassero troppo male in un pomeriggio potevo decretare ogni tanto il minuto delle parolacce nel quale loro erano liberi di dire quello che volevano, erano momenti molto divertenti. Ho finito di farlo un giorno che uno di loro se n'è venuto fuori con robe che tipicamente fanno vergognare anche i camalli.
- miki - zuck suca
se bene ricordo, a pompei ma anche a roma, dovrebbero esserci delle iscrizioni con parolacce e non mi riferisco a quelle presenti nel bordello di pompei.
- wolly