i blog sono morti (almeno il mio) - http://xmau.com/wp...
Feb 24, 2015
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ma forse è colpa mia se nessuno usa più il mio feed Continue reading →
- .mau.
hai lettori solo se posti su feissbuc
- Peppǝ
uso feedly ma a dirti tutta visito il tuo sito quando trovo i tuoi thread su friendfeed, quindi vado a ritroso nel blog per controllare cosa mi perdo
- loi
È così per tutti, non sono i blog a morire di per sé, è il modo con cui le persone (non) accendono ai contenuti che cambia, non necessariamente in meglio. Per esempio http://www.marco.org/2015...
- Marco Delmastro
i miei post vanno tutti su feissbuc, risultato: http://tinypic.com/r/5zim8y/8
- .mau.
(Marco Arment è un capiscione, ma questo lo sapevamo già)
- .mau.
Arment ineccepibile. Confermo che anche io ricevo buona parte del traffico via Twitter e Facebook, eccetto per i post su questioni tecniche specifiche che ricevono traffico da ricerche.
- Marco d'Itri
Se scrivessi un post sull'ansia o i 10 trucchi per aumentate le prestazioni della memoria avrei migliaia di visite (molti colleghi scrivono Ste robe) #einvece
- neurom
@neurom quello è ormai lo stile di tutti, il 98% di quello che c'è sul web italiano fa schifo al cadso
- Peppǝ
Il mio crollo è stato ancora più grosso, ma perché coinciso con un cambio di vita che mi ha portato dallo scrivere 4-5 post a settimana a 2-3 al mese quando va bene…
- Ivo Silvestro (davvero)
Ma è un problema vero? Voglio dire, ci vivete dei vostri blog? Ci fate dei soldi? Perché in caso contrario, non mi sembra drammatico: il pubblico si sposta (e diventa più scemo), un po' lo si insegue e non po' no, e amen. Il problema più grave mi sembra il suggerimento finale del pezzo di Arment "building what we want to come next": cosa vogliamo che venga dopo/al posto dei blog. Perché tanta innovazione non se ne vede (e io sono il primo della lista: manco un tema responsive sono riuscir a farmi), e mi sembra ci piaccia restare a chiacchierare nel circolino degli amici.
- Marco Delmastro
In quel post Arment mi pareva Mantellini.
- Braga
Non ci vivo e neppure ci arrotondo lo stipendio: al momento – ma è così bene o male da sempre – è solo una spesa. È un problema perché un tempo c'era una bella comunità di lettori e ne nascevano idee interessanti, che un po' mi mancano.
- Ivo Silvestro (davvero)
Appunto. Quindi la domanda mi sembra: si può evolvere? Come? Vale la pena. Altrimenti facciamo gli indiani nella riserva (e su FF)
- Marco Delmastro
Aspetta, partiamo dall'inizio perché se no si rischiano equivoci: qual è il tuo scopo quando scrivi qualcosa?
- Marco d'Itri
Giusto parlare di evoluzione, ma nel senso scientifico del termine: l'evoluzione non ha di per sé un'accezione positiva. Ci sono animali che evolvendosi "decidono" di perdere delle caratteristiche importanti, pur di sopravvivere. Ed è quello che succede a chi scrive per il "pubblico". Inutile farne una questione di "bene" o di "male". Il web è più scemo – nella sua immediatezza, vero, ma chi vuole continua a trovare tutti i tipi di contenuto che desidera. Chi scriveva blog per rimanere (manent), deve rivedere le stime e magari tentare altre strade. Evolversi, appunto.
- Claudio Cicali
Ovviamente per me non è un problema. Io scrivo quello che mi pare quando mi pare e nel sito non c'è pubblicità. Per quanto mi riguarda scrivo sul blog perché raduno i miei pensieri, se li legge qualcuno ci guadagno perché può commentare e farmi vedere le cose in maniera diversa, altrimenti amen. Quello che mi preoccupa è che le (rare) discussioni interessanti nel socialcosi sono molto difficili da ritrovare poi con una ricerca, a differenza di quanto scritto nel blog.
- .mau.
Il blog è casa tua, la discussione la ritrovi per forza. I socialiini sono casa d'altri (centri commerciali o fiere campionarie) e ritrovi le discussioni se piace all'amministratore.
- Federico Bolsoman
Medium non va male però, ma la conversazione é comunque lasciata a altri social
- cedmax
Io grosso modo come .mau., scrivo per me, per riordinare le mie idee e se c'è il confronto con gli altri meglio. Il blog era iniziato come uno sfogo (facevo un lavoro nel quale non scrivevo praticamente mai).
- Ivo Silvestro (davvero)
Io scritto un post al giorno per tutto il mese di gennaio, per ricominciare a scrivere, l'impatto é stato buono anche in termini di conversione, ma il problema é che solo chi ti segue su fb é coinvolto, ergo perdi contributi interessanti e "diversi"
- cedmax
Ecco. È vero che i miei post su FB non sono sotto Maurizio Codogno ma sotto .mau., ma le statistiche non mostrano proprio nulla che arrivi da FB (né commentano lì, intendiamoci). I maggiori referrer arrivano da Google, poi - non so perché - chartitalia e scienzaemusica. BTW: con cosa posso sostituire il mio vecchio webstat sotto CentOS?
- .mau.
Non ho mai creduto nelle conversazioni sui blog, solo che ormai non abbiamo nessuna alternativa (il meglio è rimasto FF, per dire...).
- Marco d'Itri
.mau., awstats è il meno peggio della categoria.
- Marco d'Itri
le "conversazioni sul blog" sono in realtà delle conferenze del tenutario, almeno quando non virano verso il cazzeggio: ma visto che sono sui temi che vanno bene a me una loro utilità (per me) ce l'hanno. FF da questo punto di vista è più democratico, e soprattutto abbastanza elitista per permettere di eliminare molto rumore
- .mau.
in effetti nel tempo cambiano anche gli scopi per cui scrivi, voglio dire avevo iniziato perché l'idea che qualcuno leggesse le mie "superidee" mi entusiasmava. Solo che man mano che leggevo articoli di ricerca andavo a cancellare i miei post... e scrivevo diversamente e approfondivo robe che nessuno mi aveva mai indicato. Insomma, morale della favola, non solo come mau "raduno" i miei pensieri ma mi esercito a riflettere e trovare i limiti della mia materia. Così iniziarono a rotolare le siepi del deserto...
- neurom
Io scrivo perché, per scopi diversi, voglio che quello che scrivo sia largamente noto. Quindi ha senso tenerlo sul mio blog, dove rimarrà in eterno qualsiasi cosa succeda, e pubblicizzarlo mediante Facebook, Twitter o cosa sarà di moda la settimana prossima per raccogliere altri visitatori.
- Marco d'Itri
@Marco d'Itri, per quanto mi riguarda ci pensano i miei colleghi a scrivere argomenti "largamenti noti" e a pubblicizzare e spammare. Ma questa è la psicologia, sono io fuori moda
- neurom
per me invece è meno legato ai contenuti e più al momento, più blog nel senso originale del termine: non condivido cose di pubblica utilità, ma ragionamenti legati al vissuto, ergo il valore è dato dalla conversazione
- cedmax
mi avete fatto venir voglia di scrivere una cosa, ora la scrivo
- Peppǝ
È triste che i feed siano tramontati. È buffo che google abbia ucciso googlereader per farci andare su google plus, col risultato che adesso la gente va solo su facebook e pretende di seguirti da lì.
- Leonardo Blogspot
È buffo anche che Google non abbia mai attivato l'importazione dei feed in G+, perché io sarei stato ben contento di commentare lì.
- Marco d'Itri
ecco, quello poteva essere un modo anche per rendere g+ interessante, ma valli a capire quelli che hanno voluto, speso miliardi e ucciso altri progetti per questa cattedrale nel deserto
- cedmax
(a latere, G+ è diventato un posto "serio" per discutere di argomenti verticali... un po' un FF meno elitario) :)
- Claudio Cicali
Il fatto che le conversazioni avvengano ormai principalmente sui social (come questa, per dire: perché non la stiamo facendo sul blog di .mau. sotto il post?) a me spaventa un po', proprio per la questione della ownership dei contenuti. Se il server di FF va di nuovo giù e non lo ritirano su, questa chiacchiera è persa per sempre (ok, magari non è un dramma, ma ci capiamo). Giusto per continuare a citare Arment: http://www.marco.org/2011...
- Marco Delmastro
Non è che le discussioni sui blog di splinder o del cannocchiale abbiano avuto vita poi così lunga…
- Ivo Silvestro (davvero)
Ma anche tutti quelli che cambiano tecnologia al proprio blog self-hosted senza portarsi dietro i contenuti, come a dire tutti tranne l'1% di tecnici appassionati. Questi durano fino a che non si smette di pagare il vanity domain, poi anche quelli.
- Braga
Giusto settimana scorsa ero a una conferenza in cui Elliot Jay Stock - http://www.elliotjaystocks.com/ - raccontava come ha iniziato a fare lavori in cartaceo (riviste), perchè aveva problemi con la persistenza del suo lavoro online. E Vint Cerf dice di stampare le proprie foto, se si tiene al conservarle - http://petapixel.com/2015... -. Forse dovremmo scendere a patti col fatto che il web è volatile, nonostante si dica che quello che si rilascia su internet è per sempre, forse non lo è
- cedmax
Quanta tristezza, quanto cinismo :-) (magari non interessa far sopravvivere o portarsi dietro vecchi contenuti, il sui valore è magari molto relativo. Però chiedersi se valga la pena - e eventualmente attrezzarsi per poterlo fare - non mi sembra così sciocco, anzi. E se ho un dominio dedicato sono per forza vanitoso?)
- Marco Delmastro
Sullo stampare le foto (digitali) non potrei essere più d'accordo.
- Marco Delmastro
Era il feed la vera innovazione del periodo dei blog. Potevo (posso) seguire assieme amici e fonti di informazione. E´ triste che questa idea sia stata quasi ammazzata (da google poi!).
- Massimo Morelli
@marco: la discussione sta qua perché non sono riuscito a trovare un plugin per wordpress (ne avevo uno per una vecchissima versione di movable type). @Braga: ho cambiato per due volte tecnologia al blog ed entrambe le volte ho importato tutta la vecchia roba :-)
- .mau.
Che tu (e io) si sia nell'1% (scarso) di persone che ci tiene credo non abbia bisogno di essere sottolineato. Ma credo anch'io alla fine che molto più di quel che crediamo il web sia volatile.
- Braga
comunque è vero che io ho perso pezzi del secolo scorso della mia vita (pessimi backup)
- .mau.
Trovo a dire il vero riposante l'idea che le conversazioni su ff non siano scolpite nel marmo. Credo che sia una delle ragioni dell'egemonia dei social network, una specie di diritto all'oblio.
- Leonardo Blogspot
Brother.
- Braga
io, le robe che ho scritto in rete e non volevo perdere, ci ho fatto degli epub, alcuni li ho condivisi sull'ego-sito, altri li tengo per me.
- Peppǝ